Anfiteatri morenici di Ivrea e del Belvedere, orme dei ghiacciai

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Gli anfiteatri morenici di Ivrea e del Belvedere sono siti di grande valore scientifico, estetico e culturale. Essi costituiscono un’eccellente palestra di educazione scientifica, grazie alla varietà di informazioni che forniscono in campo geologico, geomorfologico e paleoambientale, fondamentali per ricostruire l’evoluzione del territorio.

L’Anfiteatro Morenico di Ivrea (AMI) è uno dei maggiori anfiteatri delle Alpi italiane, nonché il principale prodotto del glacialismo valdostano, databile dalla fine del Pleistocene inferiore al termine del Pleistocene superiore (900 000-20 000 anni fa). Si tratta di uno dei primi anfiteatri studiati in Italia e numerose pubblicazioni ne testimoniano l’interesse da parte di eminenti studiosi italiani e stranieri.

L’AMI si estende per oltre 500 km² allo sbocco della Valle della Dora Baltea ed è formato da un ramificato complesso di cerchie glaciali, comprendenti morene frontali e laterali e terrazzi di kame. La successione dei depositi glaciali è stata sinora differenziata in dieci unità stratigrafiche, potenzialmente correlabili all’intera sequenza delle principali glaciazioni quaternarie registrate dalla stratigrafia marina isotopica dell’ossigeno.

L’AMI si caratterizza per il forte contrasto morfologico tra una vasta e piatta depressione interna (circa 200 km²) e le elevate cerchie moreniche (circa 300 km²) che la circondano, con bruschi dislivelli che arrivano a superare i 400 m. Per dimensioni ed esemplarità di forme venne definito «il più chiaro, il più parlante, il più imponente fatto geologico dell’alta valle del Po» (GASTALDI, 1869), «forse il più grandioso degli anfiteatri glaciali d’Europa» (SACCO, 1890) e «le plus considérable des amphitéatres de la glaciation alpine» (PENCK et al., 1894).

Il Belvedere è il più esteso ghiacciaio del Piemonte. Si trova alla testata della Valle Anzasca che, dominata dalla parete nord orientale del Monte Rosa, presenta da alcuni anni un’attività geodinamica che non trova paragoni nelle Alpi, inducendo talora situazioni di rischio.

Il contesto climatico sembra giocare un ruolo fondamentale nel favorire o esaltare i fenomeni di instabilità che si originano in alta quota. Attualmente si stanno accentuando i crolli di ghiaccio e di roccia, che contribuiscono ad aumentare la copertura detritica superficiale, conferendo al ghiacciaio il tipico aspetto di debris covered Glacier (ghiacciaio coperto di detriti o ghiacciaio nero). Il 25 agosto 2005 si è verificata una tra le maggiori valanghe di ghiaccio accadute negli ultimi cento anni nelle Alpi, l’ultima di una serie che sta radicalmente modificando l’aspetto himalayano della parete orientale del Monte Rosa.

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